23 novembre 2009

Wallabies

Cos'è successo in queste ultime due settimane?

Bronte Boys. Sono tornato a Bronte, che rimane la mia spiaggia preferita qui a Sydney. E' più intima delle altre e quel prato enorme alle sue spalle vale un cazzeggio, un barbecue o una partita a pallone. Poi ci sono loro, i Bronte Boys, un gruppo di surfisti piuttosto giovani che sfoggiano enormi tatuaggi (tra cui uno in particolare con scritto Bronte Boys) e che vorrebbero emulare i Bra Boys, storico e temutissimo gruppo di srufisti di stanza (o d'istanza? mai capito) a Maroubra.
Mi hanno raccontato che questi Bra Boys sarebbero celebri perché, surfando, si profondono spesso in manovre incuranti e fuori dall'etichetta di questo sport, oltre a cercare intenzionalmente un pretesto per baruffare con altri surfisti, spesso meno esperti. Anni fa la tensione tra questi Bra Boys e un gruppo di surfisti libanesi particolarmente fumantini sfociò in un vera guerra armata, che fece addirittura delle vittime.

Rodmanalbe82 goes 27. Doppio party per festeggiare il compleanno di Albe. Prima una festa a sorpresa che lui aveva intuito giorni prima.
Il meglio della serata: le birre offerte da Albe, il sito di Domino's pizza (che ti consente di scegliere ben cinque modalità di cottura della pasta, oltre a darti la possibilità di crearti la tua pizza in pochi istanti), la bombetta inarrivabile che Albe aveva in testa, il pallone da basket che gli abbiamo regalato, gli instant noodles che mi sono comprato alle 2 tornando a casa e che ho cucinato appena arrivato.
Il peggio della serata: la pizza di Domino's pizza, i miei baffi comparati a quelli di chiunque altro partecipi a Movember.
Poi uno strepitoso barbecue a Bronte, che però preferisco lasciare all'immaginario collettivo.

Nelson Bay. Gita scolastica per il corso d'inglese che il mio coinqulino Csaba ha frequentato qui a Sydney. Vengo invitato per far numero. Il maestro, tale Patrick, decide di noleggiare un mini-bus da 25 posti, riunire la truppa alle 6.30 del mattino (sveglia un'ora prima) e guidarlo per due ore e mezza verso nord, sopra Newcastle, in questa baia stupenda e semi-deserta. Barbecue, camminata sugli scogli, pisciata nella boscaglia incurante del pericolo serpi, conversazioni improbabili con Akos, l'altro mio coinquilino ungherese che celebra il dono della parola solamente alla terza birra ingollata, e infine un bagno nell'oceano con l'acqua a 18 gradi. La meglio giornata australiana.

Surfing at Manly. Già, ho surfato. Non bene, ma ho surfato.
Giornata passata a manly beach, spiaggia a nord di sydney, rinomata per avere onde facili ed essere quindi adatta ai principianti. Io e una delle nuove coinquiline inglese, tale Jen, abbiamo noleggiato una long board (tavola lunga e larga, un po' vecchio stile, ma stabile e quindi più facile per chi comincia) e ci siamo messi in acqua, a turno.
C'ho messo mezzora per capire come non ribaltarmi mentre uscivo al largo (va beh, venti metri da riva), perché la tavola è molto sensibile e le onde tendono a sollevarla. Considerate che già nuotarci sopra non è elementare, serve un discreto equilibrio.
Poi ho provato a prendere un'onda di media entità e stavo per mettermi in piedi. Mi son detto: sono un predestinato, alla prossima vado nel tube.
Ovviamente poi un'intera sessione di mezzora senza riuscire a prendere un'onda (problemi di equilibrio, stanchezza, difficoltà nel capire quando prendere le onde).
Ho continuato a provare, guardando i ragazzi della scuola surf di fianco a me per capirci di più. Ho smesso di nuotare per uscire perché si disperdono troppe energie. E' meglio camminare e aspettare l'onda in arrivo, e prendere solo quelle adatte ai propri mezzi, che per un principiante corrispondono alla schiuma delle onde grosse. Con un po' di spinta delle braccia anche la schiuma (se le onde sono grosse abbastanza) ti porta fino a riva. Alla fine riuscivo quasi sempre a mettermi in piedi, anche se dopo un secondo in ginocchio.
Conclusioni: sport estremamente faticoso, in cui si migliora con estenuante pratica e in cui si prendono un sacco di botte (la tavola che ti sbatte addosso quando l'onda ti ribalta, i colpi alle ginocchia, lo sfregamento della pelle sulla tavola), ma obiettivamente una bomba.

Ulladulla & Jervis. Questo weekend abbiamo noleggiato un paio di macchine e siamo andati a Sud, in un posto dal nome pittoresco come Ulladulla. Ci siamo accampati in un bosco, c'era già un fuoco acceso e tante birre aperte per festeggiare il compleanno di Rafa, un ragazzo spagnolo con dei baffi brutali.
Natura selvaggia, tanti bagni nell'oceano, qualche sandwich vegan, frisbee sulla spiaggia, una notte in auto anche se avevamo montato la tenda, la soddisfazione senza prezzo di una cagata in mezzo alla foresta, camminare nella natura senza lenti per stimolare gli altri sensi, distruggere una ciabatta perché non si vede dove si cammina, tornare in spiaggia all'alba e fare bodysurfing.
E poi ieri via verso Jervis Bay, un parco naturale di stordente bellezza con tantissime spiagge incontaminate. Non bastasse questo un wallaby (simil canguro di piccole dimensioni) è venuto a farci compagnia mentre stavamo a Murray's Beach, e un branco di delfini nuotava vicino agli scoglia di Green Patch mentre io li contemplavo stupefatto, e altri ci nuotavano insieme.


Le due settimane migliori di Sydney sono finite. Tra venti giorni comincio a risalire la costa.

8 novembre 2009

San Siro, Olimpico, delle Alpi

La prima settimana novembrina qui a Sydney mi pare un ottimo spunto per segnalare alcune differenze tra Australia e Italia.

Partiamo dalle cose semplici. Qui è primavera inoltrata, tra poco arriva l'estate. Sembrano saperlo tutti tranne il cielo, che continua a proporci intere giornate di dense nuvole. Non si prende nemmeno la soddisfazione di smentire i meteorologi una volta ogni tanto. Frattanto abbondano i lazzi sulla prospettiva di un Natale in costume da bagno. Le risate comunque le posticipo a quando vedrò pioggia cadere sui miei regali in spiaggia.
Differenza con l'Italia: malgrado le nuvole, qui mi permetto il lusso di girellare per la città in bermuda. Se a novembre salissi su un autobus di Milano coi pantaloni corti la gente mi guarderebbe come fossi un matto. Poi probabilmente mi guarderebbe crollare al suolo assiderato.

Rimaniamo nel campo delle differenze note. In Australia si guida sul lato sinistro della strada. E' però comune all'Italia l'astio che il guidatore medio nutre nei confronti del pedone medio. Dall'insulto in giù è tutto considerato nobile. Trendissimo a quanto pare tirare giù il finestrino e urlare con piglio severo: watch your way, mate (già occorsomi tre volte). Risposta che non riesco mai a dare: io la guarderei anche, ma ci sei già sopra.

Tra le altre differenze segnalerei:
a) qui non si trova un'anguria con i semi. Mi mancano, anche se è da una vita che dico a tutti che non mangio l'anguria perché detesto i semi;
b) la domenica prima di cena va in onda Australian Idol, una sorta di x-factor in cui non c'è nemmeno il gusto di ascoltare le boiate della Ventura. E improvvisamente mi son ritornati in mente i gol in tele dopo il campionato. Non li guardo da dieci anni forse, ma ricordo nitidamente l'attesa impaziente prima di 90esimo minuto. Chissà se c'è qualcuno là fuori che attende con la stessa impazienza l'inizio di Australian Idol.

Ma soprattutto: ragazze e cavalli.
Martedì, giornata torrida, decido sagacemente di uscire verso l'una. Girellando per Darling Harbour, la baia sotto casa mia, mi accorgo di come le strade paiano inspiegabilmente vuote. A quell'ora è prassi essere in pausa pranzo, e di norma i giovani yuppies in giacca e cravatta si riversano in strada per procacciarsi sandwich di incerta commestibilità e canguri al dente.
Niente, strade vuote, ma noto come nei ristoranti ci sono sterminate folle di australiani vocianti. Nemmeno un tavolo libero. Più di ogni altra cosa è basente l'abbigliamento delle tipe: hanno tutte vestiti pomposi, della medesima foggia. Varia solo il colore, talune si accontentano di un mogano o di uno spento blu vellutato, altre azzardano perfino sfumature dorate o argentee. Parevano medaglie deambulanti. Immancabile comunque il polpaccio suino sempre ben in vista.
Ragione di tutta sta folla? La Melbourne Cup, the race that stops a nation. Praticamente una gara di cavalli che autorizza la gente a smettere di lavorare prima di pranzo e ad accapigliarsi nei ristoranti davanti alla gara in tv. Doverosa la scommessina (ina per modo di dire) preventiva.
Differenza con l'Italia: beh noi abbiamo il palio di Siena. Però quello ferma una sola città. Gli altri la guardano in televisione se gli capita, e se riescono a resistere ai quarti d'ora persi per mettere in riga tutti i cavalli. Io personalmente non so manco quando si tiene.


Anyway, capolinea. Sicuramente ci sarebbe altro da dire, ma in un paese in cui non ci si può nemmeno lamentare per i semi dell'anguria talvolta ti mancano le parole giuste per concludere degnamente un post.