8 novembre 2009

San Siro, Olimpico, delle Alpi

La prima settimana novembrina qui a Sydney mi pare un ottimo spunto per segnalare alcune differenze tra Australia e Italia.

Partiamo dalle cose semplici. Qui è primavera inoltrata, tra poco arriva l'estate. Sembrano saperlo tutti tranne il cielo, che continua a proporci intere giornate di dense nuvole. Non si prende nemmeno la soddisfazione di smentire i meteorologi una volta ogni tanto. Frattanto abbondano i lazzi sulla prospettiva di un Natale in costume da bagno. Le risate comunque le posticipo a quando vedrò pioggia cadere sui miei regali in spiaggia.
Differenza con l'Italia: malgrado le nuvole, qui mi permetto il lusso di girellare per la città in bermuda. Se a novembre salissi su un autobus di Milano coi pantaloni corti la gente mi guarderebbe come fossi un matto. Poi probabilmente mi guarderebbe crollare al suolo assiderato.

Rimaniamo nel campo delle differenze note. In Australia si guida sul lato sinistro della strada. E' però comune all'Italia l'astio che il guidatore medio nutre nei confronti del pedone medio. Dall'insulto in giù è tutto considerato nobile. Trendissimo a quanto pare tirare giù il finestrino e urlare con piglio severo: watch your way, mate (già occorsomi tre volte). Risposta che non riesco mai a dare: io la guarderei anche, ma ci sei già sopra.

Tra le altre differenze segnalerei:
a) qui non si trova un'anguria con i semi. Mi mancano, anche se è da una vita che dico a tutti che non mangio l'anguria perché detesto i semi;
b) la domenica prima di cena va in onda Australian Idol, una sorta di x-factor in cui non c'è nemmeno il gusto di ascoltare le boiate della Ventura. E improvvisamente mi son ritornati in mente i gol in tele dopo il campionato. Non li guardo da dieci anni forse, ma ricordo nitidamente l'attesa impaziente prima di 90esimo minuto. Chissà se c'è qualcuno là fuori che attende con la stessa impazienza l'inizio di Australian Idol.

Ma soprattutto: ragazze e cavalli.
Martedì, giornata torrida, decido sagacemente di uscire verso l'una. Girellando per Darling Harbour, la baia sotto casa mia, mi accorgo di come le strade paiano inspiegabilmente vuote. A quell'ora è prassi essere in pausa pranzo, e di norma i giovani yuppies in giacca e cravatta si riversano in strada per procacciarsi sandwich di incerta commestibilità e canguri al dente.
Niente, strade vuote, ma noto come nei ristoranti ci sono sterminate folle di australiani vocianti. Nemmeno un tavolo libero. Più di ogni altra cosa è basente l'abbigliamento delle tipe: hanno tutte vestiti pomposi, della medesima foggia. Varia solo il colore, talune si accontentano di un mogano o di uno spento blu vellutato, altre azzardano perfino sfumature dorate o argentee. Parevano medaglie deambulanti. Immancabile comunque il polpaccio suino sempre ben in vista.
Ragione di tutta sta folla? La Melbourne Cup, the race that stops a nation. Praticamente una gara di cavalli che autorizza la gente a smettere di lavorare prima di pranzo e ad accapigliarsi nei ristoranti davanti alla gara in tv. Doverosa la scommessina (ina per modo di dire) preventiva.
Differenza con l'Italia: beh noi abbiamo il palio di Siena. Però quello ferma una sola città. Gli altri la guardano in televisione se gli capita, e se riescono a resistere ai quarti d'ora persi per mettere in riga tutti i cavalli. Io personalmente non so manco quando si tiene.


Anyway, capolinea. Sicuramente ci sarebbe altro da dire, ma in un paese in cui non ci si può nemmeno lamentare per i semi dell'anguria talvolta ti mancano le parole giuste per concludere degnamente un post.

4 commenti:

FL ha detto...

Terrò a mente questo post per il mio prossimo natale in Australia.. Ciao!

Jalinar ha detto...

Ma neanche un anguria coi semi?!
Ti sovvenziono eventuali ricerche per svelarne il motivo.
Come si riproducono, poi?
Coi cavoli?

Jalinar ha detto...

Dimenticavo questo, scusa: '

Cobrando Cobrandini ha detto...

Credo si riproducano per meiosi, anche se non ho idea di cosa voglia dire.