14 dicembre 2009

Dove ho lasciato pupazzi di neve?

Scrivevo qualche giorno fa:


Nient'altro che prati. Prati e boschi a perdita d'occhio.
Fa un freddo europeo in questo treno, si sente quasi odore di dicembre. Ho addosso felpa e windjacket, le cuffie in testa anche quando non ascolto musica, 19 dollari e 95 centesimi di scarpe nuove ai piedi. Perlomeno hanno ancora la suola e non passano spifferi da sotto. L'aria condizionata potrebbe essere il mio peggior nemico in assoluto e qua intorno sembra che parecchia gente condivida la perplessità per questo clima artificiale. Vedo maglioni, coperte di lana, soprabiti. Fuori ci sono 25 gradi almeno.

Cinque ore di treno e ne mancano altre tre per arrivare a destinazione, Eungai Creek. M'immagino un ruscello e qualche casa messa lì intorno, pecore, colline, profumo di foglie al suolo. E un'anestesia sonora da cui ci si risveglia quando si cominciano a riconoscere le voci dei singoli animali.
Ad ogni modo, il piano è quello di stare in giro un mesetto e mezzo, risalendo la costa fino a Brisbane e lavorando in qualche fattoria per risparmiare qualche soldo in vista dei viaggi futuri. Se poi ci scappa qualche giornata di surf in mezzo tutto di guadagnato. Basterebbe anche poter nuotare nell'oceano un paio di giorni la settimana.

Ho lasciato Sydney come si lasciano le vacanze estive da bambini. E' un posto che quasi chiamavo casa. Avevo qualche amico e un paio di posti tutti miei in cui andare quando volevo il silenzio come unico compagno di viaggio. Avevo dei rituali, come la partita NBA appena sveglio o la sosta in palestra prima di cena. Quei rituali freschi che non sanno ancora di routine ma che danno un ordine alle nostre vite. Le semplificano, forse le rendono anche prevedibili. Possibile che me ne vada anche per questo. Ma so che ci tornerò, che rivedrò quelle facce che mi hanno reso felice per qualche istante, dopo averne scoperte altre in questo mese e mezzo di viaggi in treno e terra tra le mani.

Prati e boschi. E il mio dicembre che ci corre in mezzo.



Tutto molto poetico. MA.
Ora è tutto svanito. Sono stato letteralmente cacciato dalla fattoria in cui avrei dovuto soggiornare per almeno un paio di settimane. La ragione è che la padrona di casa si sentiva svuotata di energie quando mi trovavo accanto a lei, ero fonte di problemi e preoccupazioni. Mi ha portato all'ostello più vicino augurandomi buona fortuna. Fortuna? Avevo bisogno di altro in questo momento: un po' di comprensione, qualche pasto frugale, una famiglia per Natale.
Non sono particolarmente scosso dal dover riprogrammare la mia strada da qui a fine gennaio, quanto dal motivo per cui sono stato mandato via. Non mi reputo perfetto, ma credo di essere una delle persone che causano meno problemi tra tutte quelle che conosco. Mi adatto praticamente a qualsiasi situazione, tengo le mie cose e i miei pensieri per me, raramente chiedo l'aiuto degli altri. Dove ho sbagliato? Se c'è una cosa con cui non riesco a convivere è il fallimento, la certezza di aver deluso chi mi stava vicino. E qui non c'è altro modo di vederla, nessuna scorciatoia: ho fallito.

Qualche scarafaggio si balocca con i lacci del mio zaino. Dopo aver visto un'orda di mosche grosse come calabroni coprirmi le braccia mentre lavoravo nella foresta, e canguri bere in una pozza a dieci metri da dove dormivo, e mini-draghi di Komodo scorrazzare per l'ostello qui a Bellingen, uno scarafaggio sembra quasi una presenza rassicurante. Mi ricorda casa.

5 commenti:

tytania ha detto...

La ragione è che la padrona di casa si sentiva svuotata di energie quando mi trovavo accanto a lei
si sentiva svuotata di energie??? oggesù!

Cobrando Cobrandini ha detto...

Sono rimasto basito anche io. Boh.

Gabs ha detto...

non hai fallito.

fai diventare i DRAGHI i tuoi amici!

Cobrando Cobrandini ha detto...

Quali draghi?

Gabs ha detto...

"e mini-draghi di Komodo scorrazzare per l'ostello qui a Bellingen..."

sono mini ma sempre draghi! se hai un drago diventi hai un +35% alla tua epicità