16 febbraio 2010

Bromo

Sono in una stanza nel centro di Jakarta e vorrei chiamarla una topaia. Sono seduto sul pavimento e guardo le lenzuola. Scrivo che non riesco a dormire perche' gli insetti non me lo permettono. Li tengo lontani col ventilatore, ma il caldo e' opprimente e allora tengo il ventilatore per me e che gli insetti vengano pure. Intanto scrivo, magari il rumore della penna sulla carta li spaventa.

Sono su un treno, sette ore di treno che diventano otto. Fuori dal finestrin risaie e foresta pluviale. Le montagne sono coperte dalla nebbia. Piove sempre nel febbraio indonesiano. Continuo a scrivere perche' Jogyakarta si merita un sacco d'inchiostro. Ogni mattina alle 4 il muezzin comincia a cantare. Non mi da fastidio il volume e nemmeno l'ora, ma Allah avrebbe potuto dare un paio di toni in piu' a quella voce tanto sgraziata. Vorrei incontrarlo per strada quel tipo che canta. In fondo conosco la sua voce quasi meglio della mia in questi ultimi giorni. Gli direi: amico sei un gran musulmano ma, diamine, fai cantare qualcun altro.

Sono in una stanza con due letti rosa e penso a Dumbo. Giammai un elefante volar. In Indonesia pero' un tour in cui si vedono elefanti volare potrebbero provare a vendertelo. 60mila rupie. Troppo? Ok, facciamo 20mila. Mille. Venduto.
Sono nella mia stanza, scrivo. Il cesso non ha lo sciacquone. Riempio il secchio e butto l'acqua nel vaso. C'e' da sperare che non mi vengano mai gli stronzi duri, altrimenti hai un bel provare a mandarli via a secchiate.

Scrivo tanto, e quasi solo boiate. I fatti li lascio a chi non ha idee, di solito. Sento una chitarra, scendo nel vicolo. Ragazzi indonesiani accovacciati in un angolo suonano e bevono vino di riso. Me ne offrono. Where are you from? Italy. Football. Ac Milan o Inter Milan? Mi fingo esperto. Funziona solo perche' l'ultima partita che hanno visto dev'essere tpo di Francia '98.

Per giorni sento il motivetto usato in Giappone come campanella scolastica. Che sara' mai? Un portatile nella stanza accanto forse. Non me lo spiego. Poi vado in stazione qua vicino. Eccola di nuovo, e comprendo. Il capostazione la usa prima di dare ogni avviso. E a me sembra di tornare dentro Touch.

Vorrei dormire, ma scrivo. Non riesco a smettere. Mi sono alzato alle 4 per cogliere l'alba a Borobudur. C'era tanta di quella nebbia che il sole non si sapeva nemmeno da che parte stesse. Io continuavo a salire verso la cima del tempio e i vari livelli apparivano da dietro la nebbia. Prima erano nulla, poi li toccavi. Venti metri piu in basso la foresta ed io li' a cercare una frase per descriverlo sul mio quaderno, incapace di fare altro. E cosciente che non ci sono frasi o parole o niente che possa descriverlo.

Ho fame, metto via la penna e scendo in strada. Liquido i tizi che mi vogliono vendere la corsa. Cammino. Ma sei bianco, ricco, coi piedi di cristallo. Fa niente, cammino. Baracchini vendono cose di cui al 90% non conosco il nome. Che fare? Banane. Tutti le chiamano cosi', ovunque. Guardo la vecchina senza denti. Banana! Nulla. Prendo il casco in mano. Ah, pisang, pisang. Le voglio, voglio ste pisang, quanto? Diecimila rupie tutto il casco. Non me ne faccio niente di 15 banane. Mimo il gesto di spezzarlo in due. Lei si dispera e sembra dire: se strappi a meta' una banconota dopo i due pezzi non valgono la meta' dei quattrini. La guardo, mi guarda, la gente attorno a noi ci guarda. La vecchia tira fuori la mano e fa segno cinque. Stasera per cena banane, e un frasario di Bahasa Indonesia.

5 commenti:

Max Giordan ha detto...

Veramente non mi risulta che banana vada bene in tutto il mondo... nei paesi in cui si parla lo spagnolo la chiamano "platano" !!!

Bernard ha detto...

il mio amore per gli eufemismi mi porta a dire che non scrivi male.

Gio_Ze ha detto...

Complimenti per il blog, davvero un bello spaccato di vita e emozioni...

Auguri per tutto!

Unknown ha detto...

Take care...
Ti abbraccio forte

S8 ha detto...

Sbaglio o il motivetto giapponese dovrebbe essere una replica del Big Ben londinese?

PS: platano e banana sono due cibi differenti.