Arrivi a Bali e non capisci cos'e'. Non e' Indonesia: troppo colorata la frutta, troppo bianca la pelle della gente. Non e' il villaggio turistico che cerca di essere. E basta mettere il naso fuori dalle quattro strade centrali per rendersene conto. Il puzzo di fogna e spazzatura arriva presto e non c'e' spezia che lo possa coprire. D'altronde se hai i consumi di un paese occidentale e un sistema di smaltimento rifiuti basato su vanghe e ceste di vimini il conto prima o poi lo devi pagare. E quasi sempre lo paghi nelle zone periferiche, dove gia' non e' che ti avessero servito un menu d'eccezione.
Eppure basta uscire un secondo dal circuito turistico e perdersi col motorino nella campagna a ovest dell'isola che i bambini ancora si stupiscono dei tuoi occhi azzurri e le ragazzine scappano imbarazzate e ghignanti appena dopo aver trovato il coraggio di salutarti.
Hello, hello, che candore, che armonia. Ora pero' magari ditemi come si esce da sto ammasso di sentieri, devo andare a Sanur. Sempre dritto. Due minuti e sono di nuovo fermo a chiedere indicazioni. Sanur? Sempre dritto, nell'altro senso. Tempo di fermarsi in un warung e ricaricare le pile. Forse li' sanno qualcosa di piu' su questa fantomatica Sanur. Chiedo. Conciliabolo tra cuochi, camerieri, buontemponi che passano li' le giornate e astanti dell'ultima ora. Chiamano un tizio direttamente dalla cucina, l'eletto. Lui mi spieghera' come arrivare a Sanur. Prende una pagina bianca dal menu e ci disegna sopra una mappa. Fa per darmela ma d'improvviso il suo autore gli disegna del terrore sul viso. Gira la pagina e ci trova i piatti del suo menu, l'unico di tutto il ristorante. Sorry, mister. Fa niente, buddy, si vede che Sanur non era destino.
Un po' rimpiango i primi giorni di Bali quando andavo in giro in bici. La pace, le risaie, il mio sudore sulla camicia a perta a mostrare del gran pelo occidentale. Poi ripenso a quelle quattro ore di salita per tornare a Ubud che ogni venditore di succhi di frutta sul ciglio della strada mi pareva il rifornimento al Tour. I bambini su bici piu' grandi di loro mi superavano senza pieta' e se la ghignavano. Quello con la maglia di Bobo Vieri per poco non mi dava il colpo di grazia. Ma arrivai.
No, meglio il motorino. Meglio fermarsi al baracchino che vende Bakso, zuppa di carne, per sapere se la si puo' avere senza la carne. Meglio rendersi conto che il tizio che te la sta vendendo non capisce nulla di quello che gli dici e vederlo chiamare un altro tizio per spiegarsi e scoprire che quell'altro tizio e' un poliziotto perche' sia tu che il baracchino ambulante della bakso vi siete fermati nella stazione di polizia. Che poi il poliziotto, dapprima esitante, e' anche un brav'uomo. Si scioglie dopo qualche minuto e lo scopri battutista da varieta' di prima serata sy canale5. Fa il burlone, e tu ancora non hai capito nulla di sta benedetta bakso. Alche' esasperato alzi il coperchio sulla pentola del baracchino e ci vedi del tofu. Tahu?
I due si guardano. Tahu, tahu, yes, mister, yes. Canticchiano sto motivetto, si baloccano, mentre tu ti godi la tua zuppa di noodle e tofu seduto sul marcipaiede.
In postilla:
- noleggio motorino = 50mila rupie.
- benza = 10mila rupie.
- bakso tahu o comunque si chiami cio' che ho mangiato = 3mila rupie.
- il sorriso del tipo che te l'ha venduta quando gli hai detto che era enak (deliziosa) = citofonate Mastercard.
28 febbraio 2010
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2 commenti:
Mi sembri un po' Kintaro Oe.
Ti sposti su due ruote, assaggi la vita del posto, apprendi ciò che la vita ti offre, lasci un buon ricordo di te a coloro con cui sei entrato in contatto, segni tutto sul tuo diario e poi via, un nuovo posto ti attende!
Continua così
Alla prossima puntata!
E' vero, però Kintaro si faceva un botto di tipe. dacci dentro per gli dei dell'olimpo!
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