22 ottobre 2009

一期一会

I giorni cominciano a passare in fretta. Tra un po' dovrò contare le settimane di permanenza in Australia, forse i mesi. E' un'abitudine che avevo anche da bambino, in occasione delle vacanze più durature, e confesso che mi ha sempre messo addosso una malinconia notevole.

All'inizio ogni giorno ha un suo colore, arrivi a sera e ti viene da fare l'elenco delle facce strane che hai visto, delle gocce di pioggia che ti sono cadute in testa. Poi le facce cominciano a sembrare un po' più ordinarie, le gocce di pioggia sempre meno frequenti. C'è una patina di anonimato sui giorni appena conclusi quando fissi il calendario. E ti sorprendi sempre meno di ciò che ti sta intorno, anche se qui è quasi impossibile trovare un anguria con i semi e c'è gente che fa bodysurfing lanciandosi dagli scoglia con onde di due metri.
Capisci che questa è un po' casa tua quando ti sporgi dal marciapiede e guardi prima a destra per essere sicuro che non arrivino macchine.

Mi hanno detto che questo blog ha il sapore agrodolce della nostalgia. Non c'è niente di più vero, e non ho mai fatto niente per nasconderlo. Ma ci sono un sacco di momenti lieti nelle mie giornate.
Il caso ha voluto che capitassi in casa con ragazzi che hanno un assoluto bisogno di compagnia e non sarò certo io a negar loro qualche brano del mio inglese finto disinvolto. Ognuno ha il suo modo di chiedere attenzione: i silenzi intensi dei due ungheresi, la smodata vitalità di Saman, gli scherzetti quasi puerili di Hikari. E tutti sembrano dirti: ok, siamo a migliaia di chilometri da dove siamo cresciuti, ma scommetto che una serata insieme può strappare un sorriso a qualunque latitudine.

Lo so, alla fine non racconto mai nulla di quello che mi succede. Spero che lo si legga tra le righe.
Non c'è niente di anonimo se si ascoltano le parole di chi ci sta intorno.


Ichi-go ichi-e. Un momento, un incontro.

2 commenti:

tytania ha detto...

che bel post.
dico davvero.
ciao.

Cobrando Cobrandini ha detto...

Ringrazio.