8 ottobre 2009

Calligrafia di una nuvola

C'è un vento letale. Non vedo nemmeno le nuvole passare tanto vanno in fretta, e le mie mani tremano a tal punto per il freddo che fatico a rileggere il mio tratto.

Ho visto un po' di Sydney oggi. A pranzo con un amico italiano, Rod, che è qui dai sette mesi. Lavora dalle parti di Pyrmont, un colle che si affaccia sulla baia e l'Harbour Bridge. Sul versante opposto c'è downtown con i suoi grattacieli in vetro e mattoni, uno stralcio che mi ha ricordato Vancover per il contrasto quasi maniacale tra i doni della natura e i mostri, pur tremendamente fascinosi, creati dall'uomo.
Ho mangiato una pumpkin soup con pane tostato. La zuppa era meno cremosa di quanto sperassi, ma era da un po' che non mangiavo qualcosa di così lineare, semplice. Sì, ne avevo un disperato bisogno. E sì ho ancor più bisogno del mio amato riso. Ho voglia di cucinare tranquillamente per me stesso come sempre. Stay vegan.

Ora sono ad Hyde Park, che è una miniatura del suo cugino londinese. Sembra posto ideale per buttare giù due righe malinconiche e fermarsi a contemplare questa città che ho finora consapevolmente ignorato. E' il classico posto in cui devo tornare ogni tanto, da solo, con un quaderno nello zaino.

Le nuvole volano. Letteralmente.
E mi fa quasi paura guardarle perché mi ricordano il mio tratto incerto. Mi ricordano che forse avevo dimenticato come si scrive.