8 ottobre 2009

The Sun Chaser

Al solito, le prime ore in un posto mi fan venire voglia di tornare a casa. Lo so, è abbastanza prematura come presa di posizione, però un paio di cose ieri giravano davvero male. Alle 9 ero già all'ostello (X Base, quello con più hype di tutta Sydney, per intenderci), sventolante la mia prenotazione sotto il naso della tizia al front desk.
Fino alle 10 sicuramente il tuo letto non è libero. Ed è un miracolo se ti cambiano le lenzuola entro le 2.
Oh, di hype ne ha parecchio, con le porte a vetri, i backpackers dentro tutti col portatile sulle ginocchia e la minimal in sottofondo. Però ecco, io di solito dormo sui materassi, non sull'hype. Soprattutto se alle spalle ho 24 ore di transoceanica da mettere a tacere.

Vorrei scrivere un messaggio a tutti quelli che conosco e sentire le vibrazione delle loro risposte, ma il credito sta per terminare. Internet? Costa un dollaro ogni quarto d'ora di connessione wi-fi qui all'ostello. Pare vagamente eccessivo. Rileggo i vecchi sms che mi tengono compagnia.

Fa freddo: undici gradi. Raccontavo in giro che andavo in Australia anche per seguire il sole. Il cielo è limpido ma con una felpa e un maglione non credo di resistere più di due settimane. Il girasole che ho tatuato sul cuore mi duole parecchio. Un girasole non sa nemmeno da che parte girarsi se il suo sole sta a ventimila chilometri di distanza.


Ho voglia di tornare a casa, ma tanto non lo faccio. La mia vita oggi pesa 33 chili, bagaglio a mano incluso, e so che devo portarmela in giro ancora per qualche tempo. Poi esausta mi dirà che è arrivato il momento di tornare a casa. Non per sempre, non credo, ma almeno sarà di nuovo una vita rischiarata dal sole più abbacinante che un girasole abbia mai visto.