16 ottobre 2009

Saman

Ho un bug di sistema. Non riesco a descrivere le persone che incontro con la cura che meriterebbero. E' sempre stato così. Detesto descrivere almeno quanto detesto leggere descrizioni, tanto che sovente mi capita di saltare intere pagine di libri, arrivare alla fine della storia e rendermi conto che non ci ho capito un cazzo. Di norma biasimo l'autore in questi casi.
Anyway, credo sia auspicabile imporsi, più che concedersi, delle eccezioni nella propria vita. E il ragazzo iraniano con cui condividerò la stanza per qualche tempo fa decisamente al caso mio in questo momento.

In parentesi: sì, ho una casa mia. No, non ho una stanza (tutta) mia. No, non ho controllato da che parte gira l'acqua del cesso: sono sempre troppo impegnato a farmi i complimenti per ciò che ho appena fatto.

Saman mi ha accolto nel suo mondo offrendomi un bicchiere di vino. Chi ti offre un bicchiere di vino prima di conoscere il tuo nome è quasi sempre una persona estremamente gentile, o una persona estremamente depressa. Talvolta capita che sia entrambe le cose.
In un paio d'ore di conversazione ha:
- liquidato Ahmadinejad chiarendo che durante i pasti non riesce a parlarne;
- presentato un doveroso elenco di parolacce italiane che gli sono state insegnate;
- esclamato Oh my God almeno un centinaio di volte;
- istituito l'asse Iran-Italia per una futura missione cucina pulita in cui si cercherà di porre rimedio al lordume prodotto dalle ragazze asiatiche nostre coinquiline;
- notificato che dell'Islam non gli frega nulla, e contestualmente rabboccato il suo calice di vino;
Non posso dire di conoscerlo. Ho solo la sensazione che vivremo bene assieme. Parla un sacco, ed è piuttosto esuberante, anche teatrale nel suo porsi con gli altri. Io di mio sarei riservato e un po' lunatico, ma ho un bisogno disperato di qualcuno che sappia tirarmi su il morale anche con pochi gesti quando mi arriva una botta di nostalgia straight from pianura padana.
Di solito arrivano all'ora di pranzo. Non ho molto da fare e mi connetto. E contemplo un paio d'ore di stasi forumistiche, di finestre MSN senza contatti attivi e di illusorie newsletter che mi fanno sperare di essere nei pensieri notturni di qualcuno, a ventimila chilometri da qui.


Mi piace camminare per Sydney e scoprire sempre qualcosa di nuovo in strade che ho percorso già decine di volte. Mi piace sporgermi dal Pyrmont Bridge e guardare la baia, e vedere che ogni tanto si spegne la luce di un ufficio in un grattacielo. Mi piace mettermi le cuffie e pensare che la gente intorno a me si muova al ritmo che sento io.

3 commenti:

Alberto ha detto...

tu hai classe, bro

Gabs ha detto...

ma un post un po allegro ogni tanto?

Cobrando Cobrandini ha detto...

Mi pareva di aver espresso una certa letizia in questo ultimo brano.